È per la forza di volontà e la lucidità di Davide Gulino, della Misericordia di Floridia, e di Giampaolo Merigo che è riuscito a nascere e sopravvivere un bimbo bellissimo che proprio non ne voleva sapere di arrivare a Londra.
È successo qualche giorno fa, ma per eccessiva modestia, i medici non sono usciti allo scoperto. “Ci hanno chiamati a Villafranca – racconta Davide Gulino – col collega Merigo, dipendenti dalla Efds (azienda sanitaria) che ci ha allertati per un’emergenza d’aborto. Siamo partiti da Sona, e, di corsa, ci siamo precipitati nell’infermeria dell’aeroporto”.
La donna era distesa quando arrivati i due; mostrava algie pelviche e copiose perdite di sangue. Il marito, comprensibilmente spaventato, è stato contemporaneamente sostenuto dai due sanitari. Insomma, una situazione da thriller, per fortuna a lieto fine. “La signora Margareth era a Verona in vacanza da due giorni – dice il medico – e, probabilmente, per il forte freddo, ha camminato un po’ più del dovuto, innescando questo parto non certamente voluto in quel momento”. Già. Perché non c’è stato neppure il tempo di uscire dall’infermeria, che la testolina del piccolo è iniziata a uscir fuori, evidentemente infastidita dal trambusto. “Assieme al collega – continua Gulino – abbiamo assecondato il parto, facendo attenzione a tutti i parametri clinici”. Poi l’attimo drammatico: il bambino, appena uscito dall’utero era in arresto cardiocircolatorio, nerastro per mancanza di ossigenazione. Qui è entrata in gioco la forza di volontà, la disperata lucidità dei sanitari. “Il collega ha iniziato subito a massaggiargli il cuoricino coi pollici – ricorda Davide – io ho lavorato col sondino finissimo, ventilandolo con una mascherina piccolissima che gli copriva naso e boccuccia”. Quattro minuti di sofferenza per tutti, poi il torace s’è abbassato e il piccolo ha sospirato, rinascendo con le sue prime lacrime. “Italian baby! – abbiamo esclamato mentre il padre era sul punto di svenire -. Non ci han dato la termoculla, quindi, contattata la centrale, abbiamo trasferito tutti in una struttura più idonea per la terapia intensiva neonatale”. A “Borgoroma”, questo il luogo di trasferimento, il bambino pesava un chilo e mezzo. Ai due medici-eroi sono stati fatti i complimenti di rito, e non hanno voluto, poi, tanta pubblicità. Siamo stati noi a insistere, perché le belle azioni vanno raccontate. Quando accadono questi eventi è dura: i due non hanno voluto demordere malgrado il bimbo fosse in arresto cardiaco. Padri anche loro, in un attimo, di un bimbo nato per caso in Italia. Di sicuro avrà molta confidenza con gli aerei, nella sua vita.
Roberto Rubino
(nb, intervista concessa e pezzo riservato. Contattare se interessati, e solo citando la fonte)